E' la mail dell'ultima ora. Quella che
leggi a fine serata, stanco e con “millepensieriintesta".
Quella di Con_tatto che mi ricorda che a
mezzanotte sarebbe scaduto il termine per il concorso di poesia dedicato
alla forza delle donne.
Così la leggo, e riconosco lo stile, di
quelle ragazze. Sempre dolci, con proposte e parole che accarezzano, e
idee che scuotono.
Non so quali corde abbia fatto
risuonare, forse quelle sensazioni di figlio che ormai da genitore a tempo
pieno sono sopite, o magari quella voglia semplice e pura di comunicare, che è
in ognuno di noi.
Ma tant'è, che il mouse si sposta sul
tasto rispondi e un cursore lampeggia ora, davanti a me sulla pagina
bianca, pronta per ascoltare il mio io.
In un intreccio di sensazioni, in un
limbo di uomo padre-marito-figlio, mi lascio cullare dal ricordo della
donna che mi ha cresciuto. E le parole appaiono davanti ai miei occhi e a me
non resta che scriverle, prima che svaniscano nel tempo reale.
Alla fine premo il tasto invio, più per
essere sicuro di tornare fuori dal vortice di sensazioni, che per
partecipare al concorso.
Andata. Dimenticata.
E' nata così la mia poesia dedicata alle
donne, grazie ad una mail promemoria.
Il resto della storia è tutto una
sorpresa.
Un messaggio dopo qualche giorno che mi
informa che la mia poesia è tra i vincitori.
Il primo pensiero? Uno scherzo di mia
moglie. Ma si dai. Non può esser altrimenti.
E invece arriva anche una
telefonata:" Le chiediamo la partecipazione alla serata della premiazione"
Beh ci sarei andato comunque, ma adesso
sono proprio curioso.
Entri e ti senti a casa, atmosfera
rilassata, visi conosciuti, sguardi sereni e accoglienti, uniti da qualcosa
che sempre di più è merce rara: voglia di nuovo, di cultura e non quella radical
chic da puzza sotto il naso.
Presentazione, giuria, staff,
ringraziamenti. Quante persone servono per cercare di cambiare il mondo?
Tante, tutte mi verrebbe da dire, ma
intanto loro, hanno iniziato. Attraverso una poesia, con il riconoscimento
di un giorno importante, non da festeggiare ma da valorizzare.
Chiamano il mio nome. Inutile negare
l'emozione, c'è. E' forte e si percepisce. Un secondo posto che arriva
come una pacca sulla spalla, come per dire: Vedi Daniele, crederci paga sempre.
Sorrido, stringo mani, grato a tutto lo
staff per averci pensato.
No non a me, ma a noi, alle persone che vivono
qui, in questo squallido e desolato paese.
Torno indietro con la mia targa i fiori
e il buono acquisto di libri.
Lo mostro alla mia famiglia, a mia
figlia di 5 anni che mi chiede: papà perché ti hanno premiato?
le rispondo: Non è mio amore, ma è tuo,
perché tu possa ricordare quanto sia importante essere diversi.
Mi guarda con lo sguardo perplesso e poi
mi da il suo di premio dicendo: papino ma la scrivi una poesia per me?
Ecco, questa giornata è servita anche per questo.
Critiche? No, non ci sono stati difetti,
non si posso chiamare difetti. Avrei preferito diversamente alcune cose:
magari ascoltare almeno le prime 10 poesie, una sede più facile da raggiungere
per chi ha carrozzine e magari perché no, più visibile alla gente, perché
serve far sapere che c'è un modo diverso di vivere.
Forse il video lo avrei tralasciato.
Serviva sicuramente una location e mezzi diversi per la proiezione. Mi
sarei visto a rispondere a qualche domanda, magari da parte del pubblico, per
creare unione tra chi scrive e chi legge. Insomma dettagli che non tolgono
una nota a questa piccola sinfonia
di un giorno di marzo.
Grazie.
Daniele Fratangeli