lunedì 19 maggio 2014

Diagnosi psicologica... Mi rendo conto che può servire spiegare un momento di cosa si parla quando si fa una diagnosi psicologica, leggendo un articolo su D di Repubblica di qualche settimana fa di Riccardo Staglianò, in cui si confronta con Jerome Kagan. Ho letto il titolo "la psicologia che inventa i suoi malati" e ho tremato: che ci troverò scritto? Presagi foschi nella mia testa. Poi decido di leggere, in piena notte, per godere del silenzio intorno (io e la lavatrice). Si sciolgono i fumi ... E mi trovo a condividere, oltreché a capire che fuori dal mio mondo di psicologi la faccenda può non essere chiara.

Tutto gira intorno alla questione diagnosi, fatta in stile ateorico, a partire dai sintomi e che dovrebbe, da un'ottica puramente medico, dare la cura. L' effetto è un'etichetta attaccata con l' Attack., in cui se hai alcuni sintomi sei... a seconda dei casi ansioso, depresso, borderline, paranoide etc... 

E invece, sapete, in psicologia la diagnosi si lega imprescindibilmente ai processi che spiegano il perché e il per come dei sintomi. Che significa? Che non m'importa più di tanto di dire a una neomamma che i suoi sintomi descrivono una depressione post-partum, né di etichettare come attacchi di panico i momenti di intensa paura con tutta una serie di sintomi fisici, né di definire un bambino che trova difficoltà a scuola che ha un disturbo specifico dell'apprendimento...
Che ci fanno le persone con le etichette? 
Piuttosto mi importa di comprendere cosa succede a quella neomamma, cosa alla persona spaventata, cosa al bambino... E m'importa che l' altro lo comprenda per sé, per poter cambiare, per poter scegliere.

Dunque perché proponiamo lo screening per i dsa? Per mandare un po' di genitori nel panico? Per ghettizzare?
Può sembrare una contraddizione in effetti la proposta di uno screening diagnostico... Lo sarebbe se non fosse che:
1. I bambini con disturbi specifici dell' apprendimento vengono spesso diagnosticati tardi, a detrimento del loro profitto e della loro autostima. Considerati a volte bambini con difficoltà più gravi, es un ritardo, oppure come bambini lenti, pigri, svogliati, distratti.
2. Le maestre sono sempre più lasciate sole. I bambini con disturbi dell'apprendimento sono considerati bambini con bisogni speciali, rispetto ai quali bisognerebbe avere una programmazione speciale, ma ai quali non spetta l'insegnante di sostegno. Col risultato che alle maestre spetta di individuare strategie, strumenti etc., manco fosse poco gestire una classe.

E allora ci siamo chieste cosa potevamo fare per questi bimbi, per poter migliorare il loro approccio alla scuola. 
Lo screening può aiutare a individuare i bambini a rischio, a comprendere quali sono le difficoltà specifiche. E già questo è un punto di partenza  per bambini, famiglie e insegnanti. 
Inoltre  quando vengono fatti degli screening di massa genitori e bambini vengono poi lasciati soli verso i servizi a completare una diagnosi, da qui l' idea di puntare ad una sinergia con il servizio sanitario territoriale per completare la diagnosi.

Il nostro obiettivo dunque è di osservare i bambini da un punto di vista tecnico per descrivere punti di forza e debolezze e poter dare indicazioni agli insegnanti e ai genitori sulle strategie per aiutare quei ragazzi a ottenere il meglio minimizzando le frustrazioni.




Processi, non etichette!

venerdì 9 maggio 2014

Parlando di noi.

Mammedonneimprenditrici dicevamo un mese fa...
Non sono mica tutti d'accordo... Qualcuno pensa che la mamma debba fare solo la mamma e che le donne che si impegnano dovrebbero essere/fare solo quello.
Io non so voi...io no, non penso così... Amo il mio lavoro e non riuscirei mai a rinunciare alla mia famiglia. Vale lo stesso per le socie. 


Tanti anni fa la professoressa all'università mi diceva che dovevo imparare a gestire la complessità. E sia! Lo feci, ho continuato a farlo.  Chi si spaventa più solo perché ho da scrivere un progetto, consegnare una relazione, siglare un test, incontrare persone, partecipare alla riunione... Anche spesa, pulizia della casa, i tempi di figlio e compagno, la cura di me....





Certo, ogni volta un nuovo
equilibrio: ci vuole tanta, ma tanta creatività e flessibilità.

I nostri figli imparano anche questo.









Poi mi imbatto in un articolo di Arianna Huffington, 
accanto alla sua foto perfetta, parla di tempi, 
di non sovraccaricarsi. ....
Sarà che è greco-statunitense, 
più adulta di me o ricca e influente, ma mi sembra tanto tanto difficile quello che dice! Affascinante, certo, ma per me oserei dire inarrivabile!



Per fortuna ci sono i post di Elasti e dei suoi hobbit!! Viva Dio! Decisamente più umana! Italiana e più coetanea: mi sembra debba più francamente gestire la quotidianità, che, chissà com'è immediatamente va in rima con complessità!







Siamo tutte mamme... Ognuno a suo modo.
Ho avuto una mamma che, ufficialmente, non ha mai lavorato da quando è nata mia sorella. Dico ufficialmente perché mezza attività di mio padre sarebbe stata impossibile senza di lei: impagabile. Una mamma che vedo rinascere, reilluminarsi quando ci cuce un abito, un cappotto, un pantalone... Con la sua saggezza non ci ha mai fatto pesare la sua rinuncia, ma non dimentico ... Ho imparato da lei, come da mio padre, che tutto si fa, con sacrifici certo, ma tutto si fa...

E ora siamo qui a mettere mano ai progetti dell' associazione, a creare contatti, cercare risorse, ad appassionarci e far appassionare, con figli e compagni che ci sostengono e aiutano!
Ambizione? Filantropia? Cosa ci muove? In molti si stanno chiedendo: che vogliono ste tre? Perché st'associazione? Ma dove vogliono arrivare?


Io so che amiamo il nostro lavoro: abbiamo avuto la fortuna di scegliere studi che ci hanno appassionato molto. 




Io so che vogliamo offrire servizi che avremmo voluto e che vorremmo incontrare per noi, le nostre famiglie, i nostro figli. Servizi che non vediamo offerti altrove.
Io so che voglio lavorare e costruirmi il lavoro che mi piace e mi soddisfa.
So che non voglio accontentarmi di correre dietro al mio futuro o sperate che accada un miracolo.
Io so che non voglio lamentarmi dell' Italia che non va, voglio fare la mia parte. Anche per dare ai nostri figli un esempio.

Ecco, Con_tatto porta dentro i nostri sogni, tutti.

giovedì 1 maggio 2014


Accanto a te come vuoi tu (5)

mando un messaggio ad un eterogeneo gruppo di amici, conoscenti e colleghi per la ricerca di pance per il video e ne esce:



proprio interessante come iniziativa Barbara, la collega
come posso avere un po’ di materiale da dare alle pance? Barbara, la ginecologa
bella iniziativa! Roberta,  la collega
anche io sono interessata e vorrei avere del materiale da mettere a studio. Se poi vi interessa possiamo anche collaborare per delle visite dermatologiche Manuela, la dermatologa
E tanti altri che… ti giro pance interessate



 !  Lo spirito che mi piace!!!








La collaborazione, lo scambio, lo sporcarsi le mani!!! 

Anche un gruppo whatsapp diventa momento di crescita, scambio, conoscenza!!! E il nostro network si apre alla condivisione!




Così apro ad altre riflessioni... 

Chi fa che?

A cosa può servire un insegnante di yoga per una donna un attesa? 

E per una neomamma?


Quante cose può fare un'ostetrica?




Oppure da un altro punto di vista:
Poniamo una diagnosi prenatale infausta.... Cosa proporre?
Pensiamo ad una gravidanza fisiologica di una mamma che qui è sola con il marito...

Tu che stai leggendo cosa puoi fare per i bisogni degli altri? 

Tu che stai seguendo Con_tatto come vuoi entrarci?

     Tu che stai per diventare mamma quali sono i tuoi bisogni speciali e quotidiani

E tu, papà?