Ad un certo punto ci arriva un
messaggio per l'associazione:
Ci resto un po' male… L come sempre quando qualcuno non mi capisce...
poi penso: e
se lo pensassero altri?
e ancora:
qual'è l'incomprensione?
il messaggio
diventa così uno stimolo
a pensare, non un
freno!
Ecco, io credo
ci sia di fondo un'idea che
combatto da anni: chi si occupa del sociale deve farlo gratis, deve essere
volontariato. Mi risuona
come .... se chiedi un bacio o un abbraccio non ha valore, non è come se fosse
spontaneo.
Ma siete
sicuri?
Io mi occupo
del sociale per professione: ho studiato e investito, e ancora investo, nella mia formazione. Poi ho
un vizio: mangio! e anche la mia famiglia! Insomma per me è lavoro, per i
professionisti del sociale è lavoro! e pago le tasse...
L'associazione
non è a scopo di lucro: non dividiamo gli utili, paghiamo le spese e le persone che lavorano
(con fattura o ritenuta d'acconto) e forniamo servizi.
Non è un'associazione di volontariato: chi può permettersi di fare
volontariato per molte ore oggi? come faccio a offrire un servizio costante e
efficace di questo tipo con poche ore di volontariato al mese di tante persone?
E però abbiamo
l'ambizione di offrire un servizio a tutti: se tutti se lo potessero permettere
saremmo ampiamente fuori dalla crisi, ma non è così! e crediamo che il
benessere debba essere alla portata di tutti. L'associazione può ricevere donazioni
e nella trasparenza offrire servizi retribuendo i professionisti.
Non c'è sede
delle attività, ci dicono! Vero: i professionisti si spostano a casa delle
pazienti, come ci insegna Daniel Stern, in questo modo si osserva da vicino la
"costellazione
materna", e per
alcuni servizi mettono a disposizione i loro studi professionali. Oggi è anche
un modo di contenere le spese.
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